Il parco giochi più assurdo del cinema approda sul grande schermo in un Natale orfano di Zalone ma pieno di cinepanettoni (o burrate come nel caso de La cena di Natale). E a fare gli onori di casa non potevano essere che loro: il trio Aldo Giovanni e Giacomo, tornati dopo due anni alla ribalta. In realtà il film è più un omaggio a ciò che è stato più che un guardare avanti. Durante le due ore, molto divertenti, riaffiorano sketch dai primi anni novanta a oggi. E un po’ di nostalgia c’è, inutile negarlo. Mitigata dall’irriverenza dei tre, piombati in un luna park senile, un viaggio nel futuro di almeno venticinque anni. Giacomo è in sedia a rotelle, attaccato a flebo di Barbera e gira con una pistola giocattolo, Giovanni ha la memoria che fa cilecca e parla con i piccioni (ma non ha perso la passione per le procaci infermiere), Aldo viene abbandonato dai figli (Ficarra e Picone) proprio la mattina di Natale. Accanto a loro, l’onnipresente Silvana Fallisi. Non prende testate questa volta ma è un’infermiera russa che aiuterà i tre in una fuga sui Navigli da Milano verso Rio De Janeiro. A farla da padrone sono sempre le battute dei tre. La loro verve sembrava perduta dopo i primi tre film plurimiliardari (l’ultimo, Chiedimi se sono felice, risale a inizio millennio). Qui si torna agli antichi splendori e l’idea di volare nel tempo (anche senza la DeLorean) non è affatto peregrina. Un battello può bastare per scappare da Reuma Park. Al massimo si arriva a Cernusco e non in Brasile. Ma si combattono gli acciacchi, veri o presunti che siano.